“Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”
La celebre frase del politico e gastronomo francese di metà ‘800, Jean-Anthelme Brillant Soverian, racchiude in sé un intero universo, poiché il cibo è talmente connotato con l’essere umano, da divenirne il portavoce, il discriminante di comportamenti e di scelte. E poteva l’informatica non mettersi al suo servizio?
Mi piace pensare che l’argomento cibo sia come l’abito blu, che stia bene in ogni occasione e raccontare come i due ambiti vadano a braccetto. Una delle specialità scientifiche che sfrutta il proficuo connubio, per la necessità tecnica di armonizzare una enorme mole di numeri, è la scienza dell’alimentazione: da quando l’informatica è comparsa nelle nostre vite, i nutrizionisti usano strumenti digitali sempre più sofisticati, per raccogliere e analizzare i dati sui pazienti, al fine di sviluppare piani alimentari dettagliati. Schiere di programmatori hanno creato software specifici per aiutare i tecnici della nutrizione nella loro attività, sviluppando software a servizio di università, dietologi e biologi. Questi preziosi supporti servono per l’anamnesi, la creazione di piani alimentari e la gestione dei pasti dei pazienti ma aiutano anche i professionisti nello svolgere indagini alimentari e impostare diete personalizzate in tempi rapidi e con estrema facilità. Oltre alla gestione dei pazienti, i software si interfacciano con strumenti professionali per la valutazione della composizione corporea come l’adipometro e il bioimpedenziometro e il calorimentro. Vi sono anche programmi che valutano le interazioni tra cibo e farmaci, patologie, allergie e intolleranze; questa funzionalità li rende utilissimi sia nelle strutture sanitarie, che nella ristorazione collettiva scolastica e aziendale, perché è in grado di comunicare con qualsiasi cartella clinica o prescrizione medica, di gestire le diete, di raccogliere le prenotazioni dei pasti, di coordinare le comande per la cucina, di programmare le scorte alimentari ed erogare i pasti con la consegna del cartellino nutrizionale.
Altro ambito interessante della nutrimatica sono le app che riconoscono i piatti e ne fanno l’elenco degli ingredienti, forniscono il loro apporto calorico e sono in grado anche di darne la ricetta per la preparazione. E cosa serve per compiere questo miracolo? Basta una foto e ci penserà l’intelligenza artificiale! Per quello che riguarda il computo calorico dei piatti, l’applicazione di riferimento è Im2Calories: basta scattare una fotografia a ciò che si sta per mangiare, e l’algoritmo fornisce immediatamente una stima abbastanza attendibile delle calorie che si stanno per assumere. Al progetto sta lavorando Google, che sa bene che le immagini del cibo, insieme a quelle dei gatti e degli altri pets, si contendono il primato come le più postate sui social network.
Im2Calories usa sofisticati algoritmi matematici e l’intelligenza artificiale per analizzare cosa c’è nel piatto e fare una stima delle calorie. La tecnologia si basa su DeepMind, società acquistata da Google l’anno scorso per 400 milioni di dollari. Il progetto è in nuce e il software necessita di migliorie. Uno dei principali problemi è che non sempre riesce a riconoscere cosa c’è nel piatto e il risultato dipende anche dalla qualità delle immagini; comunque l’utente può «insegnare» al software a capire meglio. L’iter per la brevettazione dell’app è avviato e la tecnologia potrebbe servire anche a migliorare la salute; in un futuro prossimo questa potrebbe anche dire all’utente di quanta attività fisica ha bisogno per smaltire il cibo ingerito.
Per gli amanti della cucina, quelli a cui non piace solo mangiare ma amano cimentarsi tra padelle e fornelli, come spavaldi chef casalinghi, esistono app che forniscono la ricetta del piatto fotografato, con tanto di lista degli ingredienti e di procedimento per realizzarla. La più innovativa si chiama Pic2Recipe ed è una nuova applicazione del MIT che sfrutta le reti neurali. L’immagine scattata innesca la ricerca all’interno del database che fornisce in pochi secondi la ricetta completa. Si tratta di certo di un’app molto interessante, che potrebbe aprire la strada a nuovi utilizzi; è insomma una sorta di Shazam per il cibo. Il sistema è stato sviluppato sfruttando l’intelligenza artificiale e un database con oltre un milione di ricette e un sistema di riconoscimento delle immagini. Una volta inserita la foto della pietanza, Pic2Recipe fornisce un elenco di ricette e di ingredienti, ordinati in funzione della fiducia che il sistema ripone nelle varie alternative. Purtroppo per il momento il database raccoglie ricette principalmente americane.
L’app è il risultato del lavoro di un gruppo di studenti di ingegneria elettronica e informatica del Massachusetts Institute of Technology (Mit) e al momento non mancano le pecche. Innanzitutto, lo strumento non è ancora in grado di stabilire il modo in cui è stato cotto il cibo: se si tratta di cottura al vapore o arrosto. Sa che è carne, per esempio e cerca di azzeccare la ricetta, valutando gli altri elementi nello scatto. A volte si confonde quando gli ingredienti non sono facili da individuare, come nel caso dei sushi se la pietanza ha più varianti. I programmatori sono al lavoro per rendere l’algoritmo sempre più capace, così in futuro avremo una valida ragione per il foodporn, cioè la tendenza, a volte maniacale, di fotografare tutto ciò che si sta per mangiare: riprodurre il piatto a casa e sentirsi tutti come Gualtiero Marchesi.
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